1973
legno, pittura bianca, cartolina, calco in gesso, plexiglass, marmo, carta, lampade al quarzo, ambiente cubico 6 m per lato
opera site specific per la Biennale di San Paolo (distrutta)
progetto esposto al Museo del Novecento, Milano
1973
legno, pittura bianca, cartolina, calco in gesso, plexiglass, marmo, carta, lampade al quarzo, ambiente cubico 6 m per lato
opera site specific per la Biennale di San Paolo (distrutta)
progetto esposto al Museo del Novecento, Milano
AREA PERCETTIVA
spazio fisico geometrico metri quadrati 36, metri cubi 144. la superficie tinteggiata di bianco. lampade al quarzo. 2 prismi di plexiglas trasparenti alti 2 metri. alle pareti, a m. 1,60 da terra 4 punti di riferimento, che sono:
una cartolina – 1 spazio rappresentato
un numero di telefono – 2 spazio immaginato
gesso/impronta di una mano – 3 spazio tattile
due occhi – 4 vedere
C corpo come soggetto: punto di vista
R posizione reale dell’oggetto: punto di riferimento
A posizione apparente dell’oggetto: punto di rifrazione
1C -> 2C -> 3C -> 4C spostamento del soggetto (vissuto)
Ho voluto creare uno spazio estraniante, senza limiti, dove però si sarebero potuti creare dei riferimenti.
Amalia Del Ponte
Amalia Del Ponte presentava un ambiente, quadrato in pianta, bianco, i in cui il raccordo fra pareti e pavimento era in curva, sì da rendere le pareti stesse intoccabili da visitatore (quasi a lontananza infinita): al centro, quasi, dell’ambiente, due forme verticali primarie, due alti prismi in perspex riflettenti, moltiplicavano il disorientamento e l’emozione visuale.
Il pubblico della Biennale, un pubblico enorme, ha invaso l’ambiente con interesse vivissimo e lo ha quasi distrutto, rompendo anche i prismi.
Amalia a San Paolo, in “Domus”, n° 534, maggio 1974, p. 49