1988
a cura di Eleonora Fiorani
opere esposte: Temporale, Aqua, Vasana, Pensieri curvi, Consonanze
performance di Walter Maioli
1988
a cura di Eleonora Fiorani
opere esposte: Temporale, Aqua, Vasana, Pensieri curvi, Consonanze
performance di Walter Maioli
Amalia Del Ponte è sempre diversa, quindi ogni volta ci stupisce e ci sorprende e ogni incontro è un “evento”, scoperta di nuovi modi in cui le strutture della materia possono essere sondate e prendere forma. Ora sembra essere ritornata a intagliare forme perfette nella pietra e a parlare il linguaggio antico del marmo. Ma non ricerca la sua morbida purezza ne la sua lucentezza dolce (Hegel): i suoi litofoni sono pietre sonore, disposte nello spazio, che sondano attraverso il suono, lo svolgersi della materia nel tempo La materia è posta lì nella sua consistenza, ma la forma di perfet ta misura ne fa il punto iniziale di una tabu lazione in cui fuoriuscire da sé e ritrovarsi in una narrazione cosmica. Il suono rompe la pietrificazione del mondo. I litofoni, perfette strutture geometriche rettangolari, rotonde, lunate corrispondono a perfette armonie sonore: le onde dilatano la materia nello spazio e introducono il tempo: la materia è energia in cui si originano, si sviluppano le cose e i mondi in nascoste armonie e corrispondenze. Cosi la grammatica della musica viene ritrovata nella grammatica della struttura della materia, nei fattori fisici e naturali che presiedono ai problemi di organizzazione del suono nella sua purezza di vibrazione e (com’è nella poetica dell’avanguardia). La ricerca delle strutture della materia si incontra con la ricerca della struttura musica le: emancipazione della materia dall’inerzia e emancipazione del suono conducono a una nuova fedeltà alla materia, che trova nel suono il suo ritmo intcriore, tempo non più spazializzato. Di nuovo dunque Amalia Del Ponte coinvolge vari campi disciplinari come, prima, oggetti e materiali: qui i diversi percorsi mentali ritrovano, come vuole M. Schneider, la somiglianza e corrispondenza tra la pietra e l’uomo, esseri, strutture, entrambi poliritmici, capaci di originare e di assimilare e ripetere ritmi altrui. Il suono dice l’interiorità, è l’invisibile, l’immateriale che si manifesta in una vibrazione e si comunica all’universo: si espande e risuona dopo che è scomparso al nostro udito e alla nostra vista: dice così l’effimero e insieme il permanente e il sempre ritornante. Ordine, armonia, simmetria presiedono alle corrispondenze tra i vari ordini dell’essere in una visione del cosmo che rintraccia la natura come unità pulsante di materia e movimento, vita e respiro dell’universo: qui gli ordini perfetti della geometria e della materia dicono l’unità, l’interrelazione, a monte della frattura e della scissione. Le corrispondenze contraddicono la compatta e perfetta geometria delle forme: traspaiono inquietanti concrezioni, presenze fossili, memorie, tracce e ombre che ci spostano da una zona limitata del tempo alla serie infinita delle strutture e dei viventi. Sono simboli che alludono agli elementi: acqua, aria, fuoco e terra, e ai loro movimenti, vibrazioni e sonorità: ma la sonorità è chiusa dentro la struttura materiale: solo la mano, percuotendo, la fa apparire: solo allora il fulmine manifesta il tuono o si ode il rumore dell’acqua e prendono avvio i suoni dell’uomo. Lei dice: è la “luce degli orecchi” e ripercorre la sapienza orientale e antica: cerca la fusione di udito e vista e l’unità dei sensi. Ma il ritmo non sta semplicemente nel suono, ma nel suo rimbombo. Allora i litofoni possono solo tracciare scritture sonore dell’effimero e del sentimento. In esse si dice il ritmo interiore e l’utopia e il desiderio straziante di ritrovare l’unità con l’altro.
Eleonora Fiorani
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sasso
“In clima natalizio sembra lontano anni luce, estraneo in tutto e per tutto con il suo sfavillare di luminarie, con quell’affollarsi di rumori caotici che, per un malinteso senso dell’aggregazione, vengono scambiati per un segnale di festa. Al Superstudio. in una piccola sala, spoglia di ogni elemento superfluo, mercoledì sera, nel solstizio d’inverno, una suggestiva, singolarissima performance sonora: Magnamater, ha proposto una visione molto particolare della comunicazione musicale.
Erano infatti esposte, tra luci bianche, piatte, austere, le pietre sonore di Amalia Del Ponte. un’artista che in questi anni ha sviluppato il suo intervento su un terreno coraggioso e affascinante. Si occupa, la Del Ponte, di scolpire e di creare strumenti in pietra: gli esemplari della sua mostra “suonano” benissimo, dispongono di timbri, di chiaroscuri, di una gamma espressiva davvero notevole.
Sono marmi, serpentino, pietre sostanzialmente dure, forgiate con un lavoro paziente, modellate sulla base di uno studio acustico che non deve aver lasciato nulla al caso. “Battendo su queste pietre – spiega l’artista – uscirà la loro sostanza sonora e il ritmo profondo di chi le userà. Vorrei ottenere quella fusione di udito e vista che gli antichi cinesi definivano la “luce degli orecchi”. ” Pietre lavorate e usate come strumenti musicali sono state ritrovate un po’ ovunque: in Vietnam, in Indocina, in Cina – continua la Del Ponte e ancora in Nuova Guinea, in Corea, in India, in Venezuela, in Senegal, in Nigeria e in Europa, perfino in Sardegna. Questi antichi strumenti musicali servivano a ricondurre l’attenzione al valore simbolico dei fenomeni naturali e a superare il dualismo cosmico”. Ci sono molti messaggi, molti discorsi possibili all’interno di una stimolazione simile, nelle relazioni che intercorrono tra materie e suono: ne sa qualcosa Walter Maioli che insieme a Giorgio Bona e a Cristina Spada costituiva il team percussivo della serata.
Con altri sassi, con bacchette, legni, timpani di tutte le fogge, hanno sfiorato, colpito, sfregato, agitato, strusciato le lastre, gli spicchi, gli ovali di pietra a disposizione. “Finalmente c’è qualcuno che si preoccupa di studiare e di tornare alle dimensioni sonore delle nostre origini — sottolinea Maioli, da una ventina d’anni impegnato su questo fronte di sperimentazione e di ricerca, prima con un gruppo, gli Aktuala quindi come cavaliere solitario. L’arte primitiva, lo studio dei fenomeni musicali presenti in natura, che si propagano senza l’ausilio di marchingegni e che praticamente sono in libera circolazione, final mente ricopre oggi un interesse anche nel campo della didattica. Da oltre un anno mi occupo di dimostrazioni e specifici corsi illustrativi nella chiesetta di Morimondo e adesso la Ricordi mi ha chiesto di approntare alcuni testi per le scuole. Questa situazione, una diversa sensibilità, certe opportunità come quelle offerte dalle pietre sonore di Amalia Del Ponte disegnano forse un nuovo scenario: in fondo lo pensiamo tutti, non si vive di solo rock…