L’orrore delle persone nei confronti di una guerra, solo in Italia le vittime nella seconda guerra mondiale sono state centinaia di migliaia di morti, tra dispersi e congelati. Inoltre lo sviluppo delle armi nucleari, hanno fatto abbandonare il modo di guerra ortodossa, poiché avrebbe portato alla distruzione dell’umanità.
Gli Stati però non rinunciano all’uso della loro forza, ma questo avviene per strade diverse, una strategia indiretta, come: la destabilizzazione politica, guerra economica, guerriglie, attentati e sabotaggi, ma queste in forma aperta condurrebbe subito allo scontro militare diretto.
Questo peraltro da luogo al paradosso dell’omertà degli avversari, l’eventuale aggredito, anche nel caso in cui identifichi da chi è partita l’aggressione si guarderà bene dal denunciarlo perché questo spingerebbe fatalmente alla risposta militare aperta.
Dagli anni ’60 nei diversi Paesi si tennero diverse conferenze sul tema delle strategie di guerra coperta l’obiettivo è quello di generare uno stato continuo di confusione nell’avversario, la destabilizzazione politica, la guerra economica, sabotaggi e altro.
Lo Sharp Power è una rivoluzione nella scienza delle relazioni internazionali, la capacità di esercitare influenza attraverso la seduzione culturale. L’uso del Web è un sistema più economico di altri per acquisire informazioni, provocare un crollo in borsa o disinformare un aereo, paralizzare una centrale telefonica o elettrica, un’intossicazione informativa e quindi ideale per una guerra coperta, anche perché le probabilità di individuare da dove sia partito l’attacco sono molto scarse.
Certamente l’obiettivo è la penetrazione economica. Facciamo solo un esempio: la Cina da tempo ha avviato una serie di progetti del genere con i quali ha acquisito il controllo di importantissimi porti e scali marittimi in Pakistan, Myanmar, Indonesia, Sri Lanka, Cambogia, Gibuti e Grecia, attualmente stanno attuando quello dell’autostrada di Karakorum e quello della Via della seta.
Ovviamente un simile modo di condurre il confronto-scontro non può che essere guidato da appositi organismi, cioè i servizi di intelligence, che acquistano un’inedita centralità del sistema decisionale di ciascun paese. Già nella Seconda guerra mondiale (e dopo nella guerra fredda), l’intelligence balzò alla ribalta come uno degli strumenti più importanti del conflitto, ma pur sempre restando in posizione ausiliaria rispetto agli Stati Maggiori militari e politici, che delineavano le strategie usando le informazioni fornite dai servizi. Oggi, attraverso il lavoro di analisi e l’intreccio dei servizi di Stato e delle multinazionali è l’intelligence in prima persona a fornire le linee strategiche e gli strumenti necessari per le operazioni coperte. L’intelligence della seconda metà del novecento era eminentemente ideologica, quella attuale si muove in una prospettiva geopolitica e geoeconomica. Le strategie precedenti avevano al centro l’obiettivo del controllo territoriale fondata sui limits, questa attuale pensa in termini di reti di connessione, il Web.
L’enorme raccolta di dati (i big data) impone tecniche di stoccaggio verifica, trattamento e analisi per i quali i servizi si sono dotati di sofisticati sistemi di algoritmi. Questa è la guerra senza limiti che abbiamo già iniziato.
I dati sono tratti da:
Cyber war –Aldo Giannuli e Alessandro Curioni – 2019, ed Mimesis
ADP