Amalia Del Ponte vive tra Milano e Venezia. 

Allieva di Marino Marini all’Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1956 e il 1961, da anni conduce una propria originale e solitaria ricerca che unisce il rigore formale alle indagini sugli archetipi, tornati ora presenti nella stessa problematica scientifica.

Sin dall’inizio della sua attività, nei primi anni Sessanta, ha indirizzato la propria ricerca sul vuoto, sulla luce e sulla struttura della materia.

Le sue sculture del periodo 1965-72, i Tropi, sono strutture in plexiglass, prismi trasparenti, esposti per la prima volta alla Galleria Vismara di Milano nel 1967 con una presentazione di Vittorio Fagone.

I Litofoni, le pietre sonore, sono l’oggetto della sua ricerca sul suono, iniziata nel 1985: forme-suono che rimandano oltre il visibile per ritrovare le invisibili corrispondenze tra le forme geometriche, le scale musicali e quelle dei colori.

Negli ultimi anni, seguendo una ricerca libera dai condizionamenti della critica e del mercato Amalia Del Ponte ha sviluppato una particolare sensibilità lirica alimentandosi della fascinazione per l’effimero e l’invisibile sperimentando tecniche espressive: video, performance, installazione, fotografia.


Ha presentato i propri lavori in luoghi dell’arte quali, il Salone Internazionale dei giovani a cura di Guido Ballo a Venezia, a Milano e a Torino (1966), mostre collettive e personali al Salone Annunciata di Milano a cura di Gillo Dorfles (1972).

Nel 1972 partecipa a Milano all’iniziativa Una Scultura nella Strada, con l’installazione di un’opera nella piazzetta della Galleria Manzoni, presentata da Guido Ballo.

Espone al Grand Palais di Parigi per XIV Grands et Jeunes d’aujourd’hui-mouvement et lumière (1973).

Nel 1973 vince il Primo Premio per la Scultura alla Biennale Internazionale d’Arte di San Paolo del Brasile.

Nel 1974 in una personale alla Galleria Toselli di Milano presenta Accrescimento di un cristallo

Partecipa a Espace. Lumière dans des sculptures du cubisme a aujourd’hui al Château di Ratilly in Francia (1977).

Nel 1977 viene chiamata da Lea Vergine per Expoarte. Ipotesi ’80 a Bari.

Alla Galleria La Salita di Roma partecipa a Pas de deux a cura di Annemarie Sauzeau e G. M. Salerno (1978).

Espone in due mostre personali al C Space di New York nel 1978 e nel 1980.

Nel 1986 partecipa a Venezia alla XLII Biennale Internazionale d’Arte. Arte e Alchimia chiamata da Arturo Schwarz.

Ai cantieri Ansaldo per Milano Poesia 1990. Nel 1993 due importanti personali alla Galleria Belvedere di Milano, intitolata La forma del suono, e a Fort Asperen vicino Rotterdam.

Nel 1994 alla Casa del Mantegna di Mantova una mostra antologica a cura di Annarosa Baratta, con scritti di Elisabetta Fiorani, Anne Marie Sauzeau Boetti e Lea Vergine.

Nel 1995 le viene dedicata una Sala Personale al Padiglione Italia della XLVI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia a cura di Gillo Dorfles.

Alla Fondazione Mudima di Milano viene chiamata da Francesco Leonetti a partecipare alla collettiva Il campo di esperienza: tracciati.

Nel 1996 seconda presenza alla nuova Galleria Valeria Belvedere inaugurata con la performance Buttar via l’ego.

Nel 1999 partecipa al Ravenna Festival con una scenografia incentrata sui litofoni in collaborazione con Micha Van Hoecke per La Foresta incantata di F. S. Geminiani.

Nel 2000 produce un CD interattivo Looking High. Storia e storie sulla costellazione dell’Orsa con 150 immagini sugli orsi: i loro miti e riti di tutto l’emisfero Nord.

Nel 2003 partecipa ad Arte in Italia negli anni ’70 al Polo Umanistico di Erice a cura di Luciano Caramel.

Nel 2005 partecipa alla mostra Scultura Italiana del XX secolo alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano a cura di Marco Meneguzzo e Flaminio Gualdoni.

Amalia Del Ponte pubblica due libri Atlante nel 1978 e La forma del suono nel 1993, e un CD Litovocis, documentazione delle performance-sonore fino al 1996.

Nel 2009 in occasione della VIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia partecipa all’evento collaterale organizzato ai Magazzini del Sale Omaggio a Simone Weil a cura di Vittoria Surian presentando Il profumo di Simone Weil.

Nel 2010 Tommaso Trini presenta alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano alcuni dei cortometraggi realizzati dagli anni Novanta: Sex rupies, Le sculture di M.Grankiopati, Fili tesi, Cosa dicevi?, Scorre… e cio’.

Nel 2010 Amalia Del Ponte realizza una video-installazione sull’Isola della Certosa di Venezia intitolata Regno dei possibili, invisibili.

Nel 2014 viene chiamata da Elena Pontiggia e Cristina Casero a partecipare alla mostra Nati nei ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni alla Permanente di Milano presentando la scultura Vita da Barbie (1973).




 

Poesia di Francesco Leonetti W Amalia (1970)

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Filo, fotografia di Arno Hammacher